Momenti di trascurabile felicità è l’ultimo romanzo di Francesco Piccolo, un taccuino che racchiude in poco più di cento pagine, i momenti di felicità che tutti ogni giorno viviamo e che lasciamo sfumare via, sottovalutando l’importanza e le sensazioni che tante piccole gioie ci regalano giorno per giorno, ma non solo. La lettura del piccolo taccuino dei momenti di felicità è breve e godibile e che, durante il tragitto, ci renderà partecipi spettatori di attimi che anche noi stessi abbiamo vissuto molte volte e dei quali abbiamo goduto come fugaci istanti di felicità, come le emozioni che si provano leggendo “La prima e l’ultima pagina di un libro” o l’attesa dal fioraio, “un luogo dove ci si annoia più di ogni altro” e dove, al tempo stesso, l’autore spiega di aver “pensato a molti momenti di trascurabile felicità”.
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E’ difficile parlare di sé, un’intervista a Natalia Ginzburg
Marino Sinibaldi, giornalista, ideatore e storico conduttore della trasmissione radiofonica Fahreneit, in onda ancora oggi su Rai Radio tre, intervistò Natalia Ginzburg nella primavera del 1990, circa un anno e mezzo prima che la scrittrice morisse.
L’intervista e gli interventi della Ginzburg registrati nelle quattro puntate della trasmissione radiofonica Antologia, sono stati poi trascritti e riproposti da Einaudi nel volume E’ difficile parlare di sé, che vede una l’autrice in copertina in una posa curiosa, mentre scruta l’osservatore, come a volerlo ammonire sui risultati dell’incontro.
Il volume è stato curato anche da Cesare Garboli, amico intimo della scrittrice, e da Lisa Ginzburg, sua nipote. Nel riproporre l’intervista, i curatori hanno deciso di tagliare o semplificare soltanto le domande e gli interventi dei giornalisti e di lasciare invece inalterate le risposte di Natalia Ginzburg, anche quando contenevano inesattezze o quando l’intervistata faceva confusione con le date.
Il purgatorio ha avviato il capitalismo, parola di Le Goff
Jacques Le Goff, medievalista, viene giustamente definito sul sito Einaudi uno dei maestri della storiografia contemporanea. Il suo La nascita del purgatorio è un libro non recente (è stato pubblicato da Einaudi nel 2006, ma è degli anni ’80), ma davvero interessante oltre che comprensibilmente molto contestato dalla cultura cattolica.
Sintetizzarlo, vi avviso, è davvero molto difficile e rischio di essere imprecisa, ma vediamo se riesco a dire quanto basta per incuriosirvi. Dunque, il mondo medievale è un mondo che vive di rapporti fra due elementi opposti tra loro: bene e male, paradiso e inferno, ricchi e poveri. Lentamente però, qualcosa si muove e i massimi sistemi di pensiero devono cominciare a fare i conti con una nuova visione del mondo.
Tra i ricchi e i poveri, per dirne una, comincia lentamente a insinuarsi una nuova classe sociale, quella dei commercianti e della borghesia. Il borghese è in genere un povero, che cerca di emanciparsi dalla sua condizione e va, come si suol dire, a cercar fortuna.
Raymond Carver, fu vero minimalismo?
Raymond Carver è morto a soli cinquantanni e tuttavia ha fatto in tempo a diventare uno dei maggiori narratori americani del novecento.
Poco prima di morire, nel 1988, ha curato lui stesso l’antologia Da dove sto chiamando che vedete nella foto di apertura, edita da Minimum Fax nel 2003 e da Einaudi nel 2010.
E’ stata la scrittrice Tess Gallagher, sposata da Carver due mesi prima della morte e da lui nominata esecutrice testamentaria, a rivelare al mondo intero che Carver non poteva essere l’iniziatore del minimalismo americano in quanto lui stesso non era affatto minimalista, ma costretto a ridurre all’osso i suoi racconti dal suo editor Gordon Lish.
La raccolta di racconti che regalò a Carver la sua fama, ovvero Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, sembra sia stata rieditata da Lish, senza che Carver potesse farci niente. Ridotta di più del cinquanta per cento e fortemente rimaneggiata, venne poi riproposta dallo scrittore in versione integrale prima della sua morte.
Racconti di vento e di mare, per gli appassionati di Conrad e non solo
Racconti di vento e di mare, a cura di Giorgio Bertone, è una godibilissima raccolta di racconti che hanno come tema, appunto, il mare, i pirati, i fari, le nuove rotte, i naufragi e via dicendo.
La raccolta è sorprendente perché oltre al classico e amatissimo Joseph Conrad, che tutti ci aspettiamo di trovare, ci sono autori che abitualmente non associamo a questo tipo di narrazione, altri di cui neanche sospetteremmo un tentativo di narrazione marinaresca.
Per citarne solo alcuni: Carver, Camus, Kafka, Dahl, Doyle Gauguin. Tra gli italiani, alcuni scrittori che rientrano nei capitoli dedicati ai racconti di chi non ha mai visto il mare: Montale, Pavese, Sartori, De Amicis. Il più divertente?
A mio parere è il racconto del poeta livornese Giorgio Caproni (1912-1990) intitolato Messaggi dal faro. Si tratta di tre irriverenti paginette che raccontano di un faro nell’oceano che ha come guardiani dei frati di clausura. Tra costoro e i marinai si accende una piccola battaglia a colpi di codice Morse. Chi l’avrà vinta e come non ve lo svelo. Vi assicuro però che la storia vi divertirà moltissimo.
La vita accanto di Mariapia Veladiano
Qualche volta bisogna stare attenti anche a chi ci vuol bene.
La vita accanto di Mariapia Veladiano, edito da Einaudi è un romanzo che passerà velocemente di mano in mano. A prescindere, infatti dalla storia che racconta, questo libro richiama alla memoria di ognuno di noi quel senso di costrizione e di inadeguatezza paralizzante che molte volte ci ha fatto vivere una vita non nostra.
La protagonista di La vita accanto si ritrova rovinata non tanto dalla sua bruttezza quanto dalla reazione della madre al suo aspetto. Una madre anaffettiva e lontana, prigioniera delle sue aspettative e delle sue paure, incapace di superarle e superarsi per andare incontro a sua figlia.
Il padre di Rebecca tollera la figlia, che viene degnata d’attenzione solo dalla zia Erminia, una pianista solare, bella, libera che comprende che la musica sarà la salvezza di quella bambina cresciuta di notte, tenuta lontana dagli occhi del mondo.
Patrimonio di Philip Roth: come uccidere il proprio padre
Philip Roth, vincitore nel 1997 del Premio Pulitzer per Pastorale Americana, è uno degli scrittori contemporanei più amato e più detestato. Io per prima, devo ammetterlo, non riesco a reggere alcuni suoi personaggi e certe descrizioni della loro vita.
Perciò quando mi hanno regalato Patrimonio, edito da Einaudi e considerato dalla critica un Roth minore, l’ho accolto con diffidenza e dopo qualche pagina, esercitando il diritto di non finire un libro, l’ho abbandonato sul comodino.
Qualche tempo dopo l’ho ripreso e mi sono imbattuta in una descrizione molto forte e incisiva dei rapporti tra padre e figlio. Ci sono dunque alcuni romanzi che dobbiamo concederci il diritto di rileggere quando siamo pronti ad affrontarli e ad accettarli oltre che a comprenderli. Leggere Proust a diciotto anni, per esempio, può aiutarci a familiarizzare con un livello di lettura e scrittura, ma leggerlo a quaranta e poi a cinquanta fa sicuramente tutt’altro effetto.
La traversata dei sensi, il nuovo romanzo di Nedjma
E’ edito da Einaudi l’ultimo romanzo di Nedjma, scrittrice maghrebina che ha esordito con il romanzo La Mandorla, storia tensa di elementi erotici che suscitò molto scalpore.
La scrittrice, dopo il successo dei suoi due precedenti romanzi, pubblica con Einaudi un terzo romanzo, La traversata dei sensi.
Scacco a Dio, romanzo di Roberto Vecchioni
Dal palco di Sanremo, conquistato grazie al suo brano Chiamani ancora amore che gli ha fatto vincere il primo posto e un’ottimo giudizio della critica, ora Roberto Vecchioni occupa un … Leggi il resto
Roadkill: il caso letterario tedesco accusato di plagio
Anzi, forse, l’unico merito che si può riconoscere alla Hegemann è quello di girare tanto in rete, spulciando blog e facendosi un’idea sulle tematiche che potrebbero attirare maggiormente l’attenzione. Sono sempre le solite, sesso, droga, musica, ma condite con una spruzzata di citazioni letterarie e aggiornate a quelli che sono i nostri tempi, con le relazioni lesbo, le droghe chimiche e la techno a palla.
“Sono un’adolescente maltrattata. Nel suo ruolo di empatica interprete, mia sorella non mancherà di riconoscere in me una persona profondamente traumatizzata, superintelligente, che ha smarrito la retta via e dall’orlo dell’abisso urla la muta richiesta d’amore / richiesta d’aiuto. Io invece sguazzo nel personaggio – che metto in scena perfettamente – della ragazzina stronzetta e arrogante, che civetta con il suo malessere snob, smascherando al tempo stesso il malessere dell’ambiente che la circonda”.