Mi sono votata al fantasy non da molto ad essere sinceri. E per farlo, devo ammetterlo, mi son fidata e non poco di consigli di amici e della rete. Quindi ho deciso di buttarmi sull’ovvio e scegliere la trilogia di Shannara di Terry Brooks partendo da “La spada di Shannara”.
classici fantasy
Libri Fantasy: la top 5
Libri fantasy: un genere davvero particolare ed interessante se si ha la fortuna di incappare nei titoli giusti. Oggi stileremo una mini classifica, la top 5 dei libri da non perdere e con i quali, se non lo si è già fatto, rimpinguare la propria biblioteca di opere di narrativa. Siete pronti?
Games of Thrones: il libro del backstage
Games of Thrones , per chi se lo fosse perso, è in libreria. In Italia, a settembre, è arrivato ancor prima che in America. Non chiedeteci come questo sia possibile, ma se siete amanti di questa fiction fantasy e desiderosi di conoscere tutti i possibili retroscena e backstages, beh, non dovete fare altro che acquistare questo volume. Il titolo italiano, per essere sicuri che lo troviate, è “Il trono di spade: dietro le quinte della serie HBO”.
Jack Vance, Alastor 2262
Alastor 2262 è un’altra chicca della Fantacollana Nord, che ho ripreso in mano di recente. Scritto nel 1973 questo romanzo di Jack Vance è davvero molto divertente.
Racconta la storia di Glinnes Hulden, del pianeta Trullion, che tornato a casa dopo aver servito alcuni anni nella marina spaziale, trova il suo mondo rivoluzionato, a cominciare dalla sua famiglia.
Tra i tentativi di recuperare la sua proprietà, una nuova comunità che inneggia all’ordine e alla pianificazione e la lotta ai pirati, Glinnes ci farà trascorrere alcune piacevolissime ore.
Meno impegnato de La catena spezzata, meno esistenzialista del per me sempre strepitoso, Elric di Melnibonè, Alastor 2262 si inserisce nel ciclo di romanzi in cui Vance racconta le diverse culture che compongono una Galassia di tremila pianeti.
Elric di Melniboné e Michael Moorcock, ritorna la passione per il fantasy barocco
Ho pescato Elric di Melniboné, di Michael Moorcock, nella biblioteca di famiglia, nello stesso ripiano in cui ho ritrovato il romanzo di Marion Zimmer Bradley, La catena spezzata. Fanno entrambi parte di una storica collana della Nord dalle copertine strepitose.
C’è chi dice che oggi il fantasy non è più quello di una volta e leggendo romanzi come questo non me la sento di dargli torto. Gli anni settanta e ottanta furono davvero un momento di grande splendore per autori come Moorcock. La Nord portò in Italia i più grossi nomi della fantascienza e del fantasy generi letterari minori e li fece conoscere al grande pubblico.
Marion Zimmer Bradley, fantasy e manifestazioni del 13 febbraio
Racconta Marion Zimmer Bradley a proposito delle reazioni ad un suo romanzo:
[…] Ma sentivo, e lo sento ancora, che postulare donne indipendenti in una società di sole donne, dove tutti gli uomini sono convenientemente morti, è una specie di fuga: come se le donne non potessero mantenere con successo la loro indipendenza se avessero qualche uomo attorno, e dovessero cederla automaticamente a loro. Le mie donne, lo sentivo, erano abbastanza forti da rimanere indipendenti anche con uomini intorno a contrastare tale indipendenza.
E volevo una società realistica: non una società perfetta, di sogno, dove non ci fossero uomini a sfidarle ma un mondo di donne, che lottavano, come fate voi, e come faccio io, e come fanno tutte […] per conservare indipendenza e autonomia quando tutti gli uomini nei paraggi se ne sentono minacciati.
Nascono così le Amazzoni del romanzo La catena spezzata, appartenente al ciclo di Darkover, che ha reso famosa la scrittrice Marion Zimmer Bradley. In un’epoca in cui le donne, negli Stati Uniti, chiamavano le loro figlie non con il cognome del padre, ma con cognomi “femministi” tipo: Marychild (bambino di Mary) e Karendaughter (figlia di Karen), i romanzi della Bradley scatenano critici, femministe, contro femministe.
Perché le donne non capiscono i romanzi di J. R. R. Tolkien
Alle lettrici di Libri e Bit chiedo di concedermi qualche capoverso prima di linciarmi e prego invece i signori lettori di non cominciare a sogghignare soddisfatti, perché c’è un perché se le donne, apparentemente, non capiscono i romanzi di Tolkien.
Solitamente, quando nomino Il signore degli anelli o Lo hobbit in presenza di un uditorio femminile, vedo occhi sgranati e teste che si muovono in senso di diniego, a meno che non faccia vedere loro Aragorn, interpretato da Viggo Mortensen e allora per un attimo si riprendono. Oserei dire che talvolta l’espressione è di malcelato disprezzo. Sembrano rimproverarmi: non vorrai mica dirmi che leggi questa roba da ragazzini?
Il fantasy non solo non è considerato, da molti, vera letteratura, ma specialmente dalle donne è considerato astratto, complicato e, per farla breve, assolutamente inutile. Quando le esorto non dico a leggere il libro, ma almeno a guardare il film mi rispondono che ci hanno provato, ma erano stufe dopo dieci minuti e comunque con tutti quei nomi non ci capivano niente.