Perché non leggiamo più poesia

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In Ragione e Sentimento, Marianne, la sorella più giovane, ama leggere e recitare sonetti di Shakespeare. Anzi, per lei è fondamentale che un uomo sappia amare, comprendere e declamare versi d’amore. La domanda, capirete, è d’obbligo: quante volte vi siete, ci siamo, ritrovati a commentare versi poetici con amici o amanti?

Il solo pensare alla poesia per noi significa in realtà ricordare le decine di versi imparati a memoria tra medie e superiori e l’analisi dei testi e i tentativi maldestri di ricomporre la frase, di ordinarla. Col senno di poi ci chiediamo: non sarebbe stato meglio insegnarci ad assaporarla la poesia, anche quando non la capiamo fino in fondo?

D’altronde la poesia richiede tempo e noi tempo non ne abbiamo e richiede e offre spazio. Uno spazio interiore in cui poter crescere e prendere corpo e uno, in cambio di uno spazio interpretativo che ci lascia anche liberi di associare i nostri significati a quelli originari del testo. Operazioni che, naturalmente, non sono comprese nei programmi scolastici e soprattutto non sono valutabili secondo le attuali griglie.

Forse per questo molti di noi ritengono che sia più facile scrivere di poesia. I concorsi, alcuni più seri altri meno, proliferano. Magari non avendo approfondito fino in fondo il discorso poetico, siamo convinti che mettere insieme alcune parole dal suono particolare o romantico sia sufficiente a fare di noi dei poeti.

Vi sembro eccessivamente critica? Io sarei a favore di un insegnamento specifico della poesia nelle scuole. Un insegnamento diverso da quello attuale, che non studi/dissezioni la poesia in modo anatomico, dissolvendone il senso nella costruzione sintattica e nello schema delle rime. Piuttosto sarebbe bello avvicinare bambini e ragazzi ai suoni, al ritmo, al respiro del verso poetico.

Soprattutto sarebbe bello poter insegnare la pazienza, il valore del tempo e l’importanza del saperselo ritagliare per poter incontrare una raccolta di poesia. Questo, lo dico onestamente, vale anche per la sottoscritta che ogni volta che si avvicina ai suoi poeti preferiti non può fare a meno di vedere la truce espressione del professore di italiano delle superiori.

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