Non dite alla mamma che faccio la segretaria di Debora Attanasio, recensione

Non dite alla mamma che faccio la segretaria” di Debora Attanasio, dobbiamo ammetterlo, abbiamo deciso di prenderlo in mano principalmente per via del film arrivato nelle sale.

Non dite alla mamma che faccio da segretaria una buona “biografia”

Parliamo di “Diva futura“, ritratto di come fosse la vita nell’agenzia di Riccardo Schicchi, manager per tanto tempo di star del porno del calibro di Moana Pozzi. Questo libro, pubblicato nel 2013 per la prima volta, racconta con una formula che spazia dal reportage alla biografia ciò che è stato il lavoro di Debora Attanasio all’interno della suddetta agenzia.

E va detto che si è rivelato una lettura interessante e non solo perché riporta agli anni d’oro di un settore che in Italia ha partorito delle vere e proprie star. Ma soprattutto perché Non dite alla mamma che faccio la segretaria di Debora Attanasio è in pratica una biografia di Schicchi. Scritta qualche giorno dopo la morte di quest’ultimo.

E al netto di quelle che sono state le cronache giudiziarie e legate ai pettegolezzi, si apre davanti al lettore la storia di un uomo pieno di contraddizioni e contrapposizioni tra bene e male. Si tratta di un libro che ha un sapore dolce amaro alla lettura, soprattutto perché ci mette davanti a come Debora Attanasio si sia trovata non solo ad avere a che fare con la naturale vita di qualsiasi segretaria, ma anche con la tipologia di clienti dell’agenzia.

Quando si parla del porno negli anni ’80 e ’90 è impossibile non richiamare quella che era la natura del settore in tal momento. Perché i pornodivi possono essere certamente educati e controllati nella vita reale, ma anche molto stanchi è decisamente “sfiniti” in modo “differente” dal loro lavoro. E cosa dire dei maniaci che magari chiamano al telefono?

Interessante per conoscere una figura importante

Di certo Non dite alla mamma che faccio la segretaria di Debora Attanasio rappresenta un’ottima base per un film come Diva futura. E lo ripetiamo, proprio perché ci racconta com’era Riccardo Schicchi, com’erano persone come Moana Pozzi e Milly D’abbraccio o ancora come era un giovane Rocco Siffredi. Tante e tante facce di questa sua esperienza focalizzate però sul capo di tutti.

E il manager non ne esce male, dato che il principale sentimento che si prova una volta conclusa la lettura è quella di avere a che fare con una sorta di omaggio a quest’uomo. Per quel che riguarda l’autrice va detto che lo stile da lei utilizzato è molto leggero e scorrevole e questo aiuta senza dubbio la lettura.

Di certo non lo vediamo comunque un romanzo propriamente adatto a chi è troppo pudico. Ma rende possibile capire come alla fine il settore del porno possa rappresentare per chi non è attore, una fonte di lavoro come tante altre. I soldi dello stipendio infatti vanno benissimo per pagare qualsiasi cosa. Proprio come quelli provenienti da qualsiasi altra occupazione.

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