Libri censurati: parla Cecilia Galante

La settimana anti-censura non è ancora finita e, prima che la rassegna chiuda i battenti dando a tutti l’appuntamento per il prossimo anno, vorremmo condividere con voi un’opinione molto interessante letta su HuffingtonPost qualche giorno fa, l’esperienza di una scrittrice che si è vista censurare, qualche anno fa, un libro scritto, pubblicato e censurato: il tutto negli negli Stati Uniti.

La protagonista del racconto si chiama Cecilia Galante ed è una scrittrice di professione, autrice di The Patron Saint of Butterfly, il libro che venne giudicato inadeguato per il mercato editoriale e, per questo motivo, meritevole di censura. Ma di cosa tratta il libro della sfrortunata scrittrice? Il volume, basato in parte sull’esperienza personale della scrittrice, contiene molti elementi riferiti alla religione e ai suoi particolari dogmi; elementi che non sono piaciuti né all’editore né alla critica che, animata da uno spirito proibizionista, ha afferrato la penna rossa crocifiggendo il romanzo della Galante.

Il libro, che affronta l’esperienza tragica di un bambino, non è piaciuto ai genitori che vorrebbero il mondo dei più piccoli un universo rosa fatto di giochi, speranza e tanta felicità. La sofferenza vista dagli occhi dei bambini: ecco il motivo della censura del romanzo; una spiegazione che non è andata giù alla scrittrice che ha così condiviso sull’HuffingtonPost un’opinione che può essere più o meno condivisibile e che vi riportiamo qui di seguito:

Io credo che scrivere la propria verità, la vera verità, quella che li ha tenuti svegli ogni notte chiedendosi se fosse il caso di scriverla su un foglio, che li ha fatti singhiozzare, che ancora li tormenta, sia un atto di coraggio. Invecchiando capisco che il coraggio sia sempre destinato a incontrare coloro che ancora hanno paura. Sono le paure che vengono seppellite dietro ai libri censurati e dai censuratori, coloro che vogliono chiudere occhi e menti e che preferiscono chiudere le tende per vedere solo la propria luce.

La ferita brucia ancora e la censura delle opere letterarie è ancora attiva. L’unica consolazione della scrittrice? Essersi vista etichettare come, anni fa, venne fatto con molti altri scrittori famosi, da J.D. Salinger, John Steinbeck, Sherman Alexie fino ad Harper Lee.

 

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