Nessuno si salva da solo è una cura e al tempo stesso una controindicazione. L’ultimo romanzo di Margaret Mazzantini è un volume piccolo, breve, ma pregno di sentimenti importanti e parole pesanti come macigni; è un romanzo in cui odio e amore finiscono per non distinguersi più e anzi, iniziano a darsi la caccia, uno contro l’altro si affrontano in una danza selvaggia dove l’amico di un tempo si trasforma, cambia identità e volto diventando un nemico, un essere che è necessario distruggere. I protagonisti del romanzo sono Gae e Delia, genitori e coniugi che, dopo aver accumulato attimi di breve e fugace felicità, decidono di separarsi e mettere fine a una relazione complicata, molto più colpessa di quelle che siamo abituate a sentire, una coppia che nella vita reale vorremmo non esistesse affatto. Scenario del romanzo è un ristorante, dove i due protagonisti consumeranno una cena, quasi un pasto cannibalistico. Uno davanti all’altro, Gae e Delia proveranno ad analizzare se stessi e il rapporto che hanno costruito insieme dialogando, ricordando e riportando alla luce il loro passato.
Recensioni
Recensioni letterarie di libri ed ebook di ogni genere.
Da Mondadori arriva L’ultima lettera di Benito
Con L’ultima lettera di Benito, i giornalisti Pasquale Chessa e Barbara Raggi ci regalano una nuova prospettiva sulla relazione intercorsa tra Clara Petacci e Benito Mussolini. Grazie all’accesso al cosidetto fondo Petacci, conservato nell’Archivio centrale dello Stato, Chessa e Raggi hanno potuto finalmente leggere le 318 lettere che il Duce e la sua amante ufficiale si scambiarono tra l’ autunno del 1943 e la primavera del 1945.
Mussolini si trovava a Salò e nella corrispondenza con Clara parlava di tutto, non solo di amore e di quanto lei le mancasse, ma anche di politica, di strategia, di prospettive di fuga verso il Giappone (considerate sino ad ora solo un’inverosimile storiella) e del rapporto con Rachele.
New Moon, di Stephenie Meyer
New Moon è il secondo libro della saga di Stephenie Meyer, Twilight. È forse il libro meno attraente della saga dal punto di vista della trama, non solo perché viene a mancare uno dei protagonisti principali, ma soprattutto perché (forse anche per questo motivo) la stessa scrittrice cambia leggermente il suo stile, che appare meno serrato rispetto al volume precedente.
Quasi come fosse un po’ un libro di transizione, New Moon, da modo a chi lo desidera di aver a che fare con un libro forse più anonimo come struttura, ma altrettanto emozionante.
Garzanti, la collana di saggi Le forme
Le Forme è una piccola grande collana di saggistica edita dalla Garzanti, caratterizzata dal formato tascabile, un non oneroso numero di pagine ed una semplice e piacevole copertina azzurra. Gli argomenti sono i più disparati, gli autori a volte noti al grande pubblico, altri meno, ma tutti di un certo peso e rilievo.
E’ una collana fatta per chi ama pensare e curiosare anche tra i pensieri degli altri: letteratura, giornalismo, poesia, politica, religione, psicologia. Dato il costo di ogni volume, 11 euro in formato cartaceo, 10 in formato pdf, possiamo permetterci il lusso di scoprire nuovi autori, di rischiare quando non li conosciamo o conosciamo poco dell’argomento.
Tra i titoli pubblicati sino a questo momento vi citerò, ad esempio: Abbé Pierre – Mio Dio… perché?; Haim Baharier – La Genesi spiegata da mia figlia; Ingrid Betancourt – Lettera dall’inferno a mia madre e ai miei figli; Frans de Waal – Primati e filosofi; Paolo Lagazzi – La casa del poeta; Enrico Pedemonte – Morte e resurrezione dei giornali; Barbara Schiavulli – Guerra e guerra; George Steiner – Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero; Todorov Tzvetan – La letteratura in pericolo; Andrea Zanzotto e Marzio Breda – In questo progresso scorsoio.
Un diario dai gulag staliniani, la testimonianza e i ritratti di Evfrosinija Kernovskaja
Se molto sappiamo dei lager, pochissimo sappiamo invece dei gulag staliniani, che fagocitarono buona parte della popolazione russa durante il regime.
Quanto vale un uomo è la storia vera di Evfrosinija Kernovskaja, una giovane donna di cultura, che parla sei lingue e conduce l’azienda di famiglia da quando suo padre è morto. Vive in Bessarabia, una regione inglobata ai primi del novecento nella Romania. La Russia staliniana, però, non accetta la perdita di quello che considera un proprio territorio e la invade.
Evfrosinija, come molti altri, ha sposato da tempo un ideale di giustizia sociale: paga bene i suoi operai, in un tempo in cui lo sfruttamento della manodopera non è considerato un problema, li aiuta se hanno dei problemi. Quando arriva l’armata russa, dunque si sente al sicuro e decide di non fuggire.
Grande è il suo stupore quando si vede classificata come una possidente, quindi una nemica del popolo. Dopo che le sono stati confiscati i beni e che i tentativi di indottrinamento sono falliti, a causa delle sue acute domande, Evfrosinija viene arrestata e condannata a morte.
Reporter di guerra italiani, le testimonianze
Ci sono libri che non invecchieranno mai e che ognuno di noi, a prescindere dai propri gusti personali, dovrebbe leggere almeno una volta. E’ il caso di Il braccio dietro la schiena, Storie dei giornalisti in guerra, una raccolta di testimonianze, a cura di Mimmo Candito, dei reporter che ci hanno raccontato il mondo in conflitto, rischiando la propria vita.
Il volume raccoglie le riflessioni più disparate sul mestiere del giornalista di guerra, gli aneddoti sul campo e le considerazioni su come la televisione abbia modificato la professione, mettendo spesso in primo piano chi racconta e non gli eventi da raccontare.
E’ dunque questo, potremmo chiederci, che fa di un giornalista un buon giornalista? La sua capacità di scomparire dietro la storia anche se comunque il suo modo di vederla e descriverla apparirà, sarà presente in ogni pezzo?
La domanda più importante, secondo me, è però: perché fare questo lavoro? Perché rischiare la vita? Ha senso morire per raccontare una guerra che non è la nostra e che spesso neanche capiamo? Dove il mestiere diventa una missione, assume con sé uno scopo che da senso alla stessa vita di chi lo sceglie?
Anne Bancroft, Helene Hanff e un giro in 84 Charing Cross Road
84 Charing Cross Road è l’indirizzo di una libreria antiquaria londinese a cui la sceneggiatrice americana Helene Hanff (nota soprattutto per la serie televisiva Ellery Queen) ordinava edizioni di romanzi, saggi e poesie altrimenti introvabili nella sua città.
La corrispondenza della scrittrice con Frank Doel, commesso della libreria, comincia nel 1949 e finisce vent’anni dopo nel 1969. In mezzo, una guerra mondiale e una serie di eventi personali che impedirono ai due di incontrarsi. Doel morì nel 1970 e la Hanff si recò al Londra solo dopo la pubblicazione del libro di cui parliamo oggi.
84, Charing Cross Road raccoglie le lettere che i due si inviarono in vent’anni e sin dalla sua prima pubblicazione ebbe subito un grande successo di pubblico. L’attrice Anne Bancroft, che non ne aveva mai sentito parlare, un giorno, si vide regalare da un perfetto sconosciuto, convinto che le sarebbe piaciuto, la copia del carteggio. Fu così che nel 1987 uscì l’omonimo film, con la stessa Bancroft nei panni di Helene Hanff e Anthony Hopkins in quelli di Frank Doel.
Twilight, di Stephenie Meyer
Twilight è ormai diventato sinonimo di successo mondiale e orde di ragazzi e adulti appassionati di vampiri. Ma è soprattutto l’opera prima di una scrittrice, Stephenie Meyer , attualmente tra le più prolifiche in termini di vendita.
Twilight e è una storia d’amore, ma al contempo di lealtà e di passione. Narra le vicende di Bella ed Edward. La prima è un’umana, il secondo, come ben presto la nostra eroina scoprirà, è un vampiro.
Biblioterapia: la cura in un libro
Leggere è una terapia riconosciuta che, a dispetto dell’idea comune, affonda radici nel lontano 1930 quando venne riconosciuta negli Stati Uniti come vera e propria cura della mente e dello stato psichico dell’uomo che trae giovamento semplicemente dalla lettura di un libro.
Joumana e Shahrazad: le donne arabe sono libere
Joumana Haddad è una giornalista araba, libanese per l’esattezza. Ha quarant’anni e segue le pagine culturali del contestatissimo quotidiano An Nahar. Contestato perché considerato di centro sinistra e boicottato, così come sono boicottati i giornalisti che vi lavorano.
Il suo editore Gebran Tueni venne assassinato nel 2005. Tutto questo per chiarire in che posizione si trova l’autrice del libro Ho ucciso Sharazad.
Joumana Haddad è però anche poetessa e fondatrice della rivista Jasad che in arabo vuol dire corpo. Le poesie della Haddad sono poesie erotiche e la sua rivista viene considerata pornografica.
In realtà cerca di esplorare il discorso sul corpo attraverso la letteratura, l’arte, la scienza. Argomenti tabù per molti arabi, come lo sarebbero in realtà anche per molti italiani. Perché dunque leggere questo libro?