Ben presto, per il popolo dei giovanissimi, Rade Šerbedžija non sarà altri se non Gregorovich, il produttore di bacchette che compare nell’ultimo film di Harry Potter. Un bene, secondo me, perché diverrà familiare anche per loro il volto di uno dei migliori attori teatrali e cinematografici degli ultimi anni. Noi italiani lo abbiamo conosciuto soprattutto per Prima della pioggia, Ilaria Alpi-Il più crudele dei giorni e Eyes Wide Shut.
Rade Šerbedžija è però anche poeta e scrittore e devo ammettere, non avendo mai fatto ricerche particolari su di lui, che non lo sapevo. Ho aperto perciò con molta curiosità la sua autobiografia, pubblicata dall’interessantissima casa editrice Zandonai.
Fino all’ultimo respiro è un libro molto articolato e complesso (non complicato). Šerbedžija sembra aver vissuto molte vite e in molti mondi. In effetti ha viaggiato in Europa, America, Australia. Ha recitato a teatro, a cinema, in serie televisive. Tra i suoi più cari amici, per dirne una, c’è Vanessa Redgrave e ha conosciuto l’irascibile Kubrick quando girò con lui Eyes Wide Shut.
Naturalmente, ha vissuto la guerra dell’ex Jugoslavia. Lui, di origine serba, che non si è mai sentito altro se non jugoslavo si è ritrovato straniero in patria, frainteso e allo stesso tempo calunniato dalle due fazioni, minacciato di morte e osannato. Le pagine in cui racconta il conflitto sono davvero dolorose e coinvolgenti. Ci costringono a ripensare a quegli avvenimenti in modo personale e non da spettatori del telegiornale.
Ci sono però anche pagine piene di amore e di speranza e di nomi, decine e decine di nomi di poeti, scrittori, attori, registi, di cui non abbiamo mai neanche sentito parlare. Fino all’ultimo respiro andrebbe letto accanto ad un pc in rete, per poter colmare le tante lacune letterarie che ci affliggono.
Lo so, per molti non è mai necessario andare oltre il conosciuto, che in quanto conosciuto, diventa anche più facile da affrontare e comprendere. Eppure Šerbedžija ci offre la preziosa possibilità di conoscere nuovi versi, nuovi modi di pensare e di sentire, nuove prospettive. Zagabria e Sarjevo, descritte da lui, non sono certo le stesse città di cui di solito sentiamo parlare.
Senza contare che, rispetto ai romanzi scritti da autori dell’ex blocco sovietico, la corposa autobiografia di Rade Šerbedžija è scritta con una prosa piacevole e molto vicina al nostro modo di narrare. In qualche modo unisce il pregio della complessità e della ricchezza dei dettagli ad uno stile narrativo occidentale, che ci agevola il passaggio nel mondo dell’attore.
Da comprare e regalare non appena cominciano le fresche sere d’autunno perché ci farà viaggiare e discutere e ridere (impagabile la signora convinta che si sia ridotto a fare da baby sitter) per molti, molti giorni.
Radmiloviḉ era così. Uno dei migliori e più convincenti. Affabulatore, colto, uomo della gioia. Mi chiamava “croato”. «Dove sei, croato mio… Come stai, croato mio… ora io e il mio croato…». E così ogni volta che ci incontravamo. Croato, croato, croato… «Perché chiami Rade croato, lui è serbo» gli dissero una notte, riempiendogli il bicchiere dalla bottiglia sul banco. «Non dire stupidaggini, asino che non sei altro» replicò Zoran attaccando poi a onorarlo di attributi. «Come fa Rade a essere serbo? Non vedi che portamento da signore? Un educato signore di Zagabria, non un farabutto come te…».
«Dài, Rade,» mi dissero «digli cosa sei!».
«In effetti,» cominciai «mio padre e mia madre sono serbi…». Si fermò di colpo. Come fosse accaduto qualcosa di terribilmente tragico. «Anche suo nonno è serbo… anche la nonna…» continuarono gli altri. Chiuse gli occhi come solo lui sapeva fare quando voleva dire qualcosa di importante. Si portò il bicchiere alle labbra con studiata lentezza. Poi si girò verso di me e quasi mi toccò il naso con il suo. Mi guardò con quel suo sguardo buffo e penetrante e sibilò drammaticamente: «Madre e padre serbi?». «Sì» risposi. «Tuo padre e tua madre sono serbi?» ripeté. «Sì».
«Bugiardo!».
«Non sono bugiardo!».
«Non è bugiardo!» affermarono gli altri.
«Zitti, farabutti. A voi non ho chiesto niente!».
«Giura!».
«Giuro!».
Continuò a guardarmi come se si trattasse davvero di una questione di vita o di morte. Poi bevve il suo whisky tutto d’ un fiato e sospirò:
«Cavolo, ora dove troverò il mio nuovo croato?».
Autore: Rade Šerbedžija
Titolo: Fino all’ultimo respiro
A cura di: Dunja Badnjević
Con una nota di Miljenko Jergović
Editore: Zandonai
Anno: 2010
Pagine: XI-440
Prezzo: € 23,00
ISBN: 978-88-95538-35-8