The Dome, di Stephen King: recensione

The Dome è uno dei romanzi più recenti di Stephen King, anche se caratterizzato da una storia davvero particolare. King ha infatti  iniziato a lavorare a questo libro nel 1976. La prima versione, di appena 70 pagine andò perduta  e lo scrittore decise di accantonare il progetto, ripreso solo qualche anno più tardi con risultati che non soddisfarono per niente l’artista, che preso dalla rabbia ne scagliò le pagine contro un muro.

Lo scrittore, grazie ad un recupero straordinario da parte della moglie Tabitha, (come storia vuole avvenne anche con Carrie, n.d.r) ritornò sulla storia in questo primo decennio del ventunesimo secolo, con i risultati che tutti conosciamo.

Colei che vi scrive, deve ammetterlo, ha trovato questa storia come una delle più controverse scritte da Stephen King. E basandosi sul campione dell’intera biblioteca dello scrittore. Poteva essere un libro straordinario, dalle potenzialità immense. Ancor più di quelle che sono state espresse.  Perché il libro è capace di tenere il mordente, di trascinare il lettore nella storia… ma a balzi.  E sebbene la critica lo abbia accettato più che bene, il paragone che molti fanno con L’ombra dello scorpione, uno dei capolavori immortali dello scrittore del Maine, lo stesso non regge.

The Dome ne appare una copia molto spenta. Sebbene riesca come poche altre volte, a far calare il lettore completamente nel personaggio.

La storia di per sé stessa è molto semplice: in una normale giornata di ottobre, su Chester’s Mill, cittadina del Maine, cala una cupola trasparente, chiudendo al suo interno il centro abitato e tranciando tutto ciò che si trova lungo il suo perimetro. Macchine che si distruggono, velivoli spezzati, vite recise. Ed all’interno della cupola non solo rimangono circa 2mila persone, ma con le stesse anche i loro difetti e le loro attività illecite.

Attraverso peripezie varie, saranno solo pochi gli abitanti che riusciranno ad uscire dalla cupola, e nella maniera più impensabile possibile: vi basterà solo sapere che non siamo soli nell’universo. E soprattutto che non lo governiamo affatto. Non  è necessario anticipare nulla di più, a dispetto della opinione personale di colei che sta recensendo questo libro, basata forse sulla troppa conoscenza delle opere di King e sul suo gusto personale, è un libro che merita, davvero. Molto più di altri.

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